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IDN Global News

L’istituzione di una Zona Libera da Armi Nucleari in Medio Oriente, per lungo tempo incerta, sta facendo progressi, affermano gli esperti

di Thalif Deen

di Thalif Deen  NEW YORK (IDN) — La proposta di vecchia data dell’istituzione di una zona priva di armi nucleari nel Medio Oriente, politicamente e militarmente instabile, rimane un’idea improbabile. Dal 1967, sono state istituite cinque zone prive di armi nucleari (NWFZ) in tutto il mondo: in America Latina e Caraibi, Sud Pacifico, Sud-Est asiatico, Africa e Asia centrale.

Durante l’intervento alla seconda “Conferenza delle Nazioni Unite per l’istituzione di una Zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa (WMD)”, svoltasi dal 29 novembre al 3 dicembre, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres ha sottolineato che le cinque zone esistenti coprono il 60 percento dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite e quasi tutto l’emisfero australe.

“Espandere tali zone a più regioni rafforzerà le norme globali sul disarmo nucleare e sulla non proliferazione e contribuirà a costruire un mondo più sicuro”.

Ha proseguito poi dicendo che ciò è particolarmente vero in Medio Oriente, dove persistono preoccupazioni per i programmi nucleari e dove conflitti e guerre civili stanno causando vittime civili e sofferenze diffuse, minando la stabilità e interrompendo lo sviluppo sociale ed economico.

Alyn Ware, direttore del programma di pace e disarmo presso il World Future Council, ha dichiarato a IDN che la conferenza delle Nazioni Unite per l’istituzione di una Zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa (WMDFZ) è un processo di vitale importanza per affrontare le preoccupazioni molto reali sui programmi di armi nucleari, chimiche e biologiche reali e/o potenziali in Medio Oriente.

Tra i paesi di questa regione:

Israele non ha aderito al Trattato di non proliferazione nucleare e si ritiene che abbia prodotto armi nucleari; né Egitto né Israele hanno ratificato la Convenzione sulle armi chimiche (CWC); si ritiene che la Siria abbia violato la CWC attraverso l’uso di armi chimiche; e un certo numero di paesi non ha firmato la convenzione sulle armi biologiche, comprese Comore, Gibuti e Israele.

La conferenza delle Nazioni Unite, ha sottolineato, fa luce su questi temi e contribuisce alla pressione politica per ridurre i programmi di armi di distruzione di massa nella regione e ottenere la firma e la ratifica dei relativi trattati.

Il processo non sarà facile, ha avvertito.

“Ci sono intensi conflitti nella regione che, a volte, sono sfociati in conflitti armati e che continuano a minare la fiducia e a ostacolare gli sforzi diplomatici per raggiungere la creazione di tale Zona. Ma il fatto stesso di avviare la Conferenza delle Nazioni Unite è un inizio importante, offre, infatti, agli stati della regione, l’opportunità di condividere prospettive, prendere in considerazione proposte e approcci e dare alla diplomazia un’opportunità di lavoro”, ha osservato Ware.

Ha affermato che la conferenza è a tempo indeterminato, con il mandato, fornito dalla decisione dell’Assemblea Generale A/73/546, di continuare a incontrarsi ogni anno, “fino a quando la conferenza non completerà l’elaborazione di un trattato legalmente vincolante che istituisca una zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altri armi di distruzione di massa.

“Questa è stata una mossa saggia da parte delle Nazioni Unite, al fine di consentire a tutti gli stati della regione di impegnarsi nel processo. Un solo Stato della regione (Israele) non ha aderito alla conferenza delle Nazioni Unite”.

La mancata partecipazione di Israele, ha detto, non significa necessariamente che non si possano fare progressi, affermando che “in effetti, si può fare molto per discutere i requisiti legali, tecnici e istituzionali per stabilire una tale Zona, mentre viene portato avanti un dialogo diplomatico con Israele su quali accordi potrebbero essere presi per far sì che possa essere inserita nel processo”.

Tony Robinson, Direttore delle operazioni dell’Organizzazione del Trattato del Medio Oriente, ha detto a IDN che la seconda Conferenza delle Nazioni Unite su una WMDFZ in Medio Oriente sta già aprendo la strada verso la creazione di tale Zona.

Avere 22 paesi della Lega Araba e dell’Iran attorno al tavolo dei negoziati è fantastico, ha detto. L’unico paese della regione assente era Israele, ma non c’è motivo per cui quelli nella stanza non possano fare progressi in un processo a cui Israele può poi aderire in qualsiasi momento.

La dichiarazione politica che è scaturita dalla prima sessione mostra che gli stati della regione possono raggiungere il consenso e costruire su aree di terreno comune. Fino alla creazione di questa conferenza non esisteva un forum dedicato ai paesi della regione, con lo scopo di discutere le principali questioni di sicurezza, incluso il disarmo delle armi di distruzione di massa”, ha affermato Robinson.

“Questa conferenza annuale continuerà fino a quando tutti gli stati della regione non accetteranno un trattato per la zona franca dalle armi di distruzione di massa. E ripresentandosi, anno dopo anno, a questa conferenza e organizzando il lavoro tra le sessioni, creerà fiducia e sicurezza tra i paesi della regione, fornendo a Israele più motivi per aderirvi. Ovviamente, questo non accadrà dall’oggi al domani, ma ogni dialogo tra questi Paesi deve essere accolto e il processo stesso protetto”, ha osservato.

Contemporaneamente all’inizio di questa conferenza, sono iniziati anche i colloqui a Vienna per rilanciare il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), un accordo nucleare tra l’Iran e le potenze occidentali. Una svolta positiva a Vienna assicurerà, non solo, che il programma nucleare iraniano rimanga pacifico e che le sanzioni paralizzanti statunitensi vengano rimosse, ma rafforzerà anche l’importanza del dialogo e della diplomazia.

Nel frattempo, ha affermato Robinson, la regione sta anche attraversando alcuni cambiamenti chiave con rinnovati sforzi tra gli Stati del Golfo per avviare un dialogo reciproco sui recenti accordi di Israele con quattro stati arabi, il che va tutto nella direzione positiva di un maggiore impegno e di riduzione delle tensioni in quella regione.

“Mentre questa conferenza contribuisce positivamente alla creazione della Zona, ci sono altri processi paralleli complementari, con progressi da una o più parti, che ci avvicinano all’obiettivo. In particolare, il processo decennale all’interno del TNP che è dedicato e vitale per stabilire la Zona”.

“Quindi, crediamo che la conferenza di New York per la Zona che è all’interno del TNP. Non c’è dubbio che i paesi della regione, nelle loro dichiarazioni all’NPT RevCon, riferiranno sui progressi compiuti”, ha dichiarato Robinson.

Ware ha affermato che se Israele continua a resistere all’adesione a un tale processo, c’è anche la possibilità di negoziare un trattato che altri stati della regione possono firmare e ratificare, ma che non diventerebbe legalmente vincolante fino a quando tutte le nazioni della regione (compresa Israele) non firmeranno e ratificheranno.

 Il Trattato di Tlatelolco (America Latina NWFZ), per esempio, è stato adottato su tale base in un momento in cui Cuba, Brasile e Argentina non erano pronti ad aderire (Ora hanno aderito). Tutto ciò indica l’alto valore e l’importanza di questo processo delle Nazioni Unite, ha sottolineato.

“Inoltre, i progressi nell’avanzamento della creazione di una Zona del Medio Oriente priva di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa sono fondamentali per la stabilità del Trattato di non proliferazione nucleare”.

Tra l’altro, nel 1995, ha affermato Ware, il TNP è stato esteso a tempo indeterminato grazie a un accordo tra gli Stati membri per la realizzazione di una NWFZ in Medio Oriente. Non intraprendere azioni nell’attuazione di questi impegni potrebbe erodere la fiducia nel TNP e portare alcuni stati a considerarne il ritiro.

“Il legame tra la Conferenza delle Nazioni Unite e il TNP è rafforzato dal fatto che anche i tre governi depositari del TNP sono invitati a partecipare alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla Zona del Medio Oriente. Due di questi governi depositari (Russia e Regno Unito) hanno partecipato a entrambe le sessioni”, ha aggiunto.

Nel frattempo, la dichiarazione politica adottata alla prima sessione della Conferenza sull’istituzione di una Zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa recita: “Noi, rappresentanti degli Stati partecipanti alla prima sessione della Conferenza sull’istituzione di una Zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa, riunitasi presso la sede dal 18 al 22 novembre 2019, ai sensi della delibera 73/546 dell’Assemblea Generale:

(a) Accogliamo favorevolmente tutte le iniziative, risoluzioni, decisioni e raccomandazioni sulla creazione di una zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa;

(b) Riteniamo che l’istituzione di una Zona verificabile del Medio Oriente priva di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa rafforzerebbe notevolmente la pace e la sicurezza regionali e internazionali;

(c) Dichiariamo il nostro intento e impegno solenne a perseguire, in conformità con le pertinenti risoluzioni internazionali e in modo aperto e inclusivo con tutti gli Stati invitati, l’elaborazione di un trattato legalmente vincolante per stabilire una Zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altri armi di distruzione di massa, sulla base di accordi liberamente raggiunti per consenso dagli Stati della regione;

(d) Invitiamo tutti gli Stati del Medio Oriente e tutti gli altri Stati ad astenersi dall’adottare misure che precludano il raggiungimento degli obiettivi della creazione di una Zona del Medio Oriente priva di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa;

(e) Siamo convinti che la realizzazione di questo obiettivo di vecchia data sarebbe facilitata dalla partecipazione di tutti gli Stati del Medio Oriente, ed estendiamo un invito a tempo indeterminato a tutti gli Stati della regione, affinché prestino il loro sostegno alla presente dichiarazione e aderiscano al processo;

(f) In questo spirito, riteniamo che la Conferenza, attraverso l’elaborazione di un trattato giuridicamente vincolante che istituisca una Zona del Medio Oriente priva di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa, potrebbe contribuire a costruire la fiducia nella regione e a livello internazionale al riguardo;

(g) Ci impegniamo a compiere sforzi per dare seguito alla dichiarazione e ai risultati della Conferenza e a impegnarci nei preparativi per la seconda sessione della Conferenza. Apprezziamo gli sforzi del Segretario Generale nel convocare la prima sessione della Conferenza, e auspichiamo che questi continuino assieme a quelli delle organizzazioni internazionali competenti, nonché il forte sostegno della comunità internazionale verso il successo della Conferenza per la creazione di una Zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa”. [IDN-InDepthNews – 04 dicembre 2021]

Crediti immagine: Centro per il controllo degli armamenti

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