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IDN Global News

Gli stati del Medio Oriente sono tornati sui propri passi per “una zona franca di armi di distruzione di massa”.

Punto di vista di Sergio Duarte

Lo scrittore è presidente del Pugwash ed e’ stato Alto Rappresentante delle Nazioni Unite per il Disarmo.

Foto: Vista della scultura “Good Defeats Evil”  sul terreno della sede delle Nazioni Unite, presentata alle Nazioni Unite dall’ ex-Unione Sovietica, ora Federazione Russa, in occasione del 45 ° anniversario dell’Organizzazione. Credito: foto ONU / Manuel Elias.

NEW YORK (IDN) – Presso le Nazioni Unite, l’istituzione di una zona franca da armi nucleari nella regione del Medio Oriente, è stata una delle imprese più frustranti nel campo del controllo degli armamenti e della non proliferazione. Negli ultimi decenni è stato possibile, per gli Stati di altre regioni del globo, negoziare e adottare con successo trattati che istituiscono zone libere da armi nucleari che contribuiscono notevolmente al miglioramento della pace e della sicurezza.

Queste armi furono inizialmente bandite in luoghi disabitati come l’Antartico, lo spazio e il fondo dell’oceano. Nel 1967 l’America Latina e i Caraibi furono i pionieri della creazione di una zona libera da armi nucleari come parte del Trattato di Tlatelolco in una regione popolata e il loro esempio fu successivamente emulato dal Sud Pacifico (Trattato di Rarotonga), Sud-est asiatico (Trattato di Bangkok), Africa (Trattato di Pelindaba) e Asia centrale (Trattato su una zona libera da armi nucleari in Asia centrale), oltre che dalla Mongolia.

Centoquattordici Stati, la maggior parte dei quali situati nell’emisfero meridionale, si sono impegnati a non consentire armi nucleari nei loro territori e hanno accettato altri impegni connessi. Nonostante le diverse realtà storiche, politiche, economiche, culturali e di sicurezza, tutti quegli Stati avevano almeno un elemento importante in comune: nessuno di essi possedeva armi nucleari o altre armi di distruzione di massa.

Questo non è il caso del Medio Oriente. Tuttavia, gli Stati di questa regione si sono sforzati per molti anni nel voler trasformare quel progetto in realtà.

La prima risoluzione, sull’istituzione di una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente, è stata proposta dall’Iran e dall’Egitto nel 1974 ed è stata regolarmente adottata, ogni anno senza voto, dall’Assemblea Generale fino allo scorso anno. Numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza hanno approvato, inotre, tale proposta. Similmente, fin dal 1991, la Conferenza generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha adottato ogni anno una risoluzione che chiede l’applicazione di garanzie a tutto campo su tutti gli impianti nucleari nella regione “come un passo necessario per l’istituzione della NWFZ (Nuclear Weapons Free Zone)”.

Nel 1988 fu intrapreso dalle Nazioni Unite uno studio sulle misure che avrebbero facilitato l’istituzione di una tale zona in Medio Oriente dal quale vennero formulate raccomandazioni in materia, principalmente sotto forma di misure di rafforzamento della fiducia. Nel 1989 l’AIEA ha condotto uno studio sulle modalità di un sistema di salvaguardia che potrebbe essere applicato, come un passo verso tale obiettivo, alle strutture nucleari nella regione.

Un’importante svolta è stata raggiunta quando una risoluzione sponsorizzata dai tre depositari del Trattato di Non Proliferazione delle Armi Nucleari (Russia, Regno Unito e Stati Uniti) ha ampliato il campo di applicazione della zona franca proposta chiedendo “l’istituzione di un’efficace zona verificabile del Medio Oriente priva di armi di distruzione di massa, nucleari, chimiche e biologiche e dei loro sistemi di consegna “.

Alla Conferenza di revisione ed estensione del 1995 l’accordo su tale risoluzione, insieme ad altri elementi inclusi in un pacchetto di decisioni, ha assicurato, senza alcuna obiezione, l’estensione indefinita del TNP. I forti disaccordi tra i paesi della regione e la diversa percezione delle minacce e dei problemi di sicurezza, anche da parte di altri attori, hanno tuttavia ostacolato i progressi pratici per il raggiungimento di tale obiettivo.  

Nel 2000, la Conferenza di revisione del TNP ha ribadito che le zone franche dalle armi di distruzione di massa rafforzano la pace e la sicurezza globale e regionale, rafforzano il regime di non proliferazione nucleare e contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi del disarmo nucleare. La Conferenza si è rammaricata del fatto che siano stati compiuti pochi progressi e ha preso atto della riaffermazione dei cinque Stati con armi nucleari e del loro impegno per la piena attuazione della risoluzione del 1995 sul Medio Oriente.

Una strada da percorrere sembrava essere stata raggiunta quando, la Conferenza del TNP del 2010 avallò che, sia il Segretario Generale delle Nazioni Unite che i co-sponsor della Risoluzione del 1995, in comune accordo, avrebbero convocato una conferenza nel 2012 sull’istituzione di una zona del Medio Oriente libera da armi nucleari e da tutte le altre armi di distruzione di massa, con il pieno sostegno e impegno degli Stati con armi nucleari.

Il segretario generale e i co-sponsor della risoluzione del 1995, in consultazione con gli Stati della regione, avrebbero nominato un facilitatore, dandogli un mandato per sostenere l’attuazione della risoluzione del 1995. Il facilitatore avrebbe riferito alla conferenza di revisione del 2015 e alle riunioni del comitato preparatorio. Inoltre, sarebbe stato nominato un governo ospitante per la conferenza del 2012.

Di conseguenza, il Segretario Generale Ban Ki-Moon condusse una serie di consultazioni con i tre co-sponsor della Risoluzione del 1995 e altre parti interessate e nomino’, come Facilitatore, il diplomatico finlandese Jaako Laajava. Nel corso dei successivi due anni il sig. Laajava ha tenuto consultazioni che includevano Israele e altri Stati della regione. I progressi, tuttavia, sono rimasti sfuggenti.

Un nuovo sforzo è stato tentato alla conferenza di revisione del TNP del 2015, ma gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada non hanno appoggiato la proposta del presidente di convocare una conferenza sulla zona franca in Medio Oriente entro il 2016. Sostennero che la proposta non si basava su “consenso e uguaglianza” e che conteneva “condizioni impraticabili” e “scadenze arbitrarie”. La Conferenza di Revisione non fu quindi in grado di adottare un Documento Finale sostanziale.

La conseguente frustrazione ha portato gli Stati del Medio Oriente ad adottare una strategia diversa durante la sessione dell’Assemblea generale del 2018. Dato che le decisioni dell’Assemblea sono prese a maggioranza e non per consenso – come è consuetudine con le Conferenze di revisione del TNP – l’Egitto ha presentato, alla Prima Commissione, un progetto di risoluzione che impone al Segretario Generale delle Nazioni Unite la convocazione di una conferenza che porti avanti una WMD libera zona in Medio Oriente nel 2019  e, successivamente, ogni anno fino al raggiungimento di un accordo su una zona.

La risoluzione è stata adottata con 88 voti a favore e 4 contrari (Israele, Liberia, Micronesia e Stati Uniti). 75 Stati si sono astenuti.

Di conseguenza, il segretario generale António Guterres ha convocato la Conferenza sull’istituzione di una zona mediorientale libera da armi nucleari e altre armi di distruzione di massa. La sua prima sessione si è tenuta dal 18 al 22 dicembre 2019 a New York sotto la presidenza dell’ambasciatore Sima Bahous di Giordania.

Ventitre’ Stati della regione hanno partecipato alla Conferenza. I cinque Stati dotati di armi nucleari, riconosciuti dal TNP, sono stati invitati come osservatori. Cina, Francia, Russia e Regno Unito hanno accettato l’invito. I partecipanti hanno convenuto di procedere per consenso su questioni procedurali e sostanziali in attesa dell’accordo finale sul regolamento interno che sarà preso in considerazione durante il periodo d.intervallo tra una sessione e l’altra.

Il dibattito tematico si è incentrato su principi e obiettivi, obblighi generali relativi alle armi nucleari, obblighi generali relativi ad altre armi di distruzione di massa, usi pacifici, cooperazione internazionale, accordi istituzionali e altri aspetti. Prima della seconda sessione della conferenza, i rappresentanti delle zone franche da armi nucleari esistenti saranno invitati a condividere le buone norme e le lezioni apprese.

La Dichiarazione politica, adottata dalla Conferenza, affermava la convinzione degli Stati partecipanti che una zona verificabile del Medio Oriente, priva di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa, avrebbe migliorato notevolmente la pace e la sicurezza regionali e internazionali e affermava la loro intenzione di perseguire, in modo aperto e inclusivo, l’elaborazione di un trattato giuridicamente vincolante sulla base di accordi liberamente raggiunti dagli Stati della regione.

In questo spirito, la Conferenza ha esteso a tutti quegli Stati un invito aperto a sostenere la Dichiarazione e ad aderire al processo. Gli Stati partecipanti si sono inoltre impegnati a dare seguito alla Dichiarazione e ai risultati della Conferenza. La prossima sessione si svolgerà a New York dal 16 al 20 novembre 2020.

Dati gli sforzi per realizzare progressi del passato e tenendo conto della situazione politica e delle tensioni nella regione, il risultato finale della Conferenza può essere considerato ragionevolmente positivo. Si può presumere che l’obiettivo immediato sia stabilire un processo che possa portare a progressi in un secondo tempo.

L’assenza di Israele e Stati Uniti alla Conferenza era già prevista, ma non ha impedito alla Conferenza di procedere come previsto. Sembra chiaro che Israele e gli Stati Uniti non cambieranno le loro posizioni nell’immediato futuro. È importante notare che i paesi della regione hanno mostrato unità di intenti e sono stati in grado di evitare possibili insidie.

Tuttavia, le percezioni di sicurezza divergenti dovranno essere riconciliate nel processo di follow-up. Il metodo decisionale nelle future sessioni della Conferenza continuerà a essere una delle principali questioni in discussione, data la preferenza di alcuni al consenso rispetto ad altri metodi. Nel periodo d’intervallo, tra una sessione e l’altra, saranno necessari molti sforzi per definire i prossimi passi da compiere.

Persistenza, competenza diplomatica, creatività e soprattutto volontà politica degli Stati della regione e di altri attori rilevanti, in particolare gli Stati con armi nucleari, dovranno avanzare nel cammino verso l’assenza di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa in quella regione. La comunità internazionale deve dare il suo pieno sostegno a tale impresa. [IDN-InDepthNews – 01 dicembre 2019]

Foto: Vista della scultura “Good Defeats Evil”  sul terreno della sede delle Nazioni Unite, presentata alle Nazioni Unite dall’ ex-Unione Sovietica, ora Federazione Russa, in occasione del 45 ° anniversario dell’Organizzazione. Credito: foto ONU / Manuel Elias.

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